Un percorso di foto quasi caste, ma tutte on board
https://www.flickr.com/groups/4545480@N20/
Lasciateci essere cicala
E cantare
Dentro rumore di sprechi assoluti
E cantare
Sbronzi di canto elettrico
Morti confusi
via Nella Gabbia
Pubblichiamo nel nostro blog il racconto di questa nostra “amica di penna”. Un omaggio a lei, alla sua città, al suo coraggio
Scendo in Centrale.
Milano mi sorprende con un bacio di cristallo e acciaio, sotto di un cielo che vira al seppia.
La città mi accoglie nel suo ventre e mi culla, corpo caldo fra altri corpi in movimento.
Mi faccio linfa e scorro nelle sue arterie, la vita che mi pulsa attorno.
Milano è un abbraccio di cachemire e seta in cui è bello lasciarsi sprofondare fino a quando il respiro si fa corto e poi le mani degli amici che ti stringono, come rete.
Milano è una sera tersa, un’altra sera diversa, e io mi ci smarrisco ancora dentro.
È sale su una ferita mal guarita, è un punto che salta…
Milano sono le tue mani che stringono e non mi lasciano andare, mani che ripuliscono, mani che curano.
Mani che imparano dal centro alla periferia di questo desiderio che dilaga, scorre e tracima.
Milano sei tu, mani che…
View original post 10 altre parole
Teodoro, con il cazzo duro, si aggira per casa.
Teodoro e Guendalina già li conosciamo.
Chiacchierano molto fra di loro ed i loro dialoghi sono spesso al fulmicotone.
Il primo racconto che li riguarda è “Amore, vuoi sposarmi?”, mentre l’ultimo è “E’ per questo che ti amo”. Come dicono i titoli dei racconti si tratta di due persone sentimentali che si amano molto.
Anzi, parecchio.
In questo momento sono soli in casa; Guendalina guarda la TV. Continua a leggere Ad un metro dal Coronavirus
– Secondo me non telefona, dice Roberto sdraiato a pancia in su, mani dietro la nuca, il kindle poggiato sulla pancia.
Stanno nella stanza d’albergo. Da dove è lui il mare si vede di sguincio, ma è troppo pigro per spostare la testa e guardare meglio.
Gli basta l’idea di vacanza che gli dà essere lì, il caldo fuori dalla stanza, i rumori attutiti della piscina che non disturbano.
-Telefona, telefona, risponde Alice. Continua a leggere Patente e Libretto
Il racconto di un’amica, bella e intelligente. Il suo articolo ci ha fatto venire in mente il superbo incipit del racconto di Niccolò Ammanniti “Fa un po’ male” Einaudi, 2012.
“Se Angela Milano, studentessa al terzo anno di odontoiatria, avesse fatto un pompino a Robbi Cafagna tutta questa triste vicenda non sarebbe mai avvenuta ed io non starei qui a raccontarvela.
Ma una sorte amara volle che proprio quel pomeriggio Angela,dopo una lunga discussione con l’amica del cuore…”
Come va a finire il racconto ve lo leggete, se vi pare.
Ma resta l’interrogativo di fondo: un pompino, ti cambia la vita?
Succhiare un cazzo è un atto di volontà. Scoprirlo, guardalo, impugnarlo, leccarlo, giocare con le vene che si gonfiano, stuzzicarne la punta, succhiare il frenulo, metterlo in bocca, decidere il ritmo, i tempi, il modo e se farlo venire. Un pompino è scopare un uomo con la bocca.
Farsi scopare la bocca è un atto di sottomissione. Ti appoggia la punta, la sbatte sulla lingua, te lo fa desiderare, ti afferra i capelli, te lo ficca in bocca, lo conficca in gola, rimane, poi esce, riaffonda, non ti lascia respiro, ti spinge la testa, ti fa lacrimare, soffoca, detta il ritmo, resta al fondo, conato, riprende, ritmo veloce, poi lento, sbavi, gli bagni i coglioni, respiri, poi dentro di nuovo, ti riempie e tu ingoi.